Antonio Presti, il mecenate fondatore di Fiumara d’arte annuncia che l’Atelier sul Mare a Castel di Tusa non riaprirà, almeno non per il momento, e probabilmente le camere d’arte firmate dai protagonisti del ‘900 migreranno altrove.
L’Atelier sul Mare è il museo-albergo creato da Antonio Presti, il fondatore del Parco Fiumara d’Arte. Dalla sua inaugurazione nel 1991 ad oggi, artisti italiani e internazionali hanno creato una ventina di “camere d’arte”. Stanze che diventano opere d’arte a tutti gli effetti con cui l’ospite è chiamato ad interagire. In realtà il verbo da utilizzare andrebbe al tempo passato in quanto l’Atelier è momentaneamente chiuso. Una notizia che crea scalpore tra i frequentatori dell’Atelier e gli amanti della Fiumara d’Arte.
Sembrerebbe che nei giorni scorsi sia stato stipulato un accordo tra Regione Siciliana e Fondazione Antonio Presti per promuovere l’arte contemporanea, salvaguardare le opere realizzate e curare la formazione dei giovani in collaborazione con altre istituzioni e associazioni. Punta a sostenere e valorizzare il patrimonio della Fiumara d’Arte e diffondere l’offerta culturale contemporanea e la Land Art il protocollo d’intesa che, su proposta dell’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato, ha ricevuto l’apprezzamento della giunta Schifani. In particolare, la Regione ha garantito alla Fondazione Presti la copertura economica per la prima edizione de La triennale della contemporaneità con 340mila euro inseriti nel collegato finanziario il mese scorso. Tutto ciò è finalizzato a selezionare, ogni tre anni, una serie di opere e artisti innovativi, che possano alimentare l’immaginario della fondazione all’interno delle aree Fiumara d’Arte, Atelier sul Mare, quartiere Librino a Catania, Etna-I belvedere dell’anima. Da quanto si evince però l’Atelier sul Mare è stato coinvolto in una bagarre burocratica di mancate certificazioni motivo per il quale ha chiuso le porte.
Da quel momento Antonio Presti esprime il suo rammarico con parole decise.
“È stata una grande ferita emozionale, non mi hanno compreso né le istituzioni né il territorio: l’Atelier è stato il figlio messo al mondo quarant’anni fa, essermi trovato coinvolto in un dibattito rigido, amministrativo, ha sotterrato tra le pietre della spiaggia l’abbraccio del mio cuore. La mia idea di donare l’albergo al comune di Tusa è finita e tramontata, c’è ancora il morto in casa, il sindaco di Tusa non si è mai fatto vedere, non ha cercato una mediazione. E io dovrei riaprire? Non me la sento. Preferisco smontare le opere d’arte e andare via. Io non sono il bancomat del territorio, gli interessi non possono frangersi su uno o più documenti. Lo ricostruiremo in un altro luogo”.