Continua la mirata campagna di prevenzione e contrasto ai reati ambientali, nonché di tutela delle bellezze naturalistiche, avviata in tutto il territorio etneo dal Comando Provinciale Carabinieri di Catania, tra cui spicca la lotta agli ecoreati quali lo smaltimento illecito o irregolare di sostanze inquinanti, crimini ambientali che danneggiano il territorio minacciando la salute pubblica.
In tale contesto, l’Arma di Catania ha dedicato un focus ai controlli delle imprese che operano, a vario titolo, nel ciclo dello smaltimento dei rottami ferrosi e, dunque, i militari del Comando Stazione Carabinieri di Piazza Dante e quelli del Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catania hanno effettuato un approfondito accertamento di Polizia Ambientale presso un’azienda operante nel settore delle attività di recupero di rifiuti ferrosi e non ferrosi, regolarmente iscritta nel Registro Provinciale delle imprese che esercitano tale prestazione (sottoposta alle procedure semplificare di cui all’art. 216 del Dlgs 152/2006) con sede nel popoloso quartiere San Cristoforo, del Comune di Catania.
Nella circostanza, all’avvio dell’azione ispettiva, è stato dapprima accertato come la lavorazione dei rifiuti fosse svolta all’interno di un’area coperta di 2000 mq suddivisa in 3 settori, in 2 dei quali avveniva lo stoccaggio del materiale ferroso, in attesa dello smaltimento. Il terzo settore, invece, uno spazio di circa 150mq collocato nell’ultima porzione del capannone, era stato adibito a vero e proprio mercatino dell’usato, dove i materiali ferrosi poco usurati o di valore venivano rivenduti anche a privati cittadini.
Tale pratica, però, è stata vietata dal provvedimento sulla “Green Economy” per un duplice aspetto: da un lato, infatti, alimenta il fenomeno dei raccoglitori abusivi di rifiuti che, lavorando “in nero”, causano un danno economico alle aziende che operano in regola, dall’altro è fonte di seri rischi ambientali. Si pensi, ad esempio, a chi abusivamente smonta elettrodomestici per ricavare materiali che, venduti separatamente, hanno un valore commerciale più elevato (come il rame) e poi dà fuoco alla restante parte del rifiuto o fa fuoriuscire i gas refrigeranti da condizionatori e frigoriferi, danneggiando in tal modo l’ambiente.
Ebbene, poiché la tutela posta alla base della legislazione in materia ambientale è quella inerente all’ambiente e la salute di tutti i cittadini, la gestione dei rifiuti della ditta controllata non è risultata in linea con le normative vigenti, che prevedono, invece, che tali aziende siano tenute a consegnare i rifiuti unicamente a soggetti autorizzati, con l’onere di verificare che tali soggetti siano in possesso delle previste autorizzazioni. Per tale motivo, il titolare della società è stato denunciato a piede libero per aver violato l’art. 256 c.1 – D.L.gs 152/2006, ovvero per gestione illecita di rifiuti o non autorizzati.