Quella idrica è una situazione al quanto complicata. Il 2023 è stato il 4° anno di fila con piogge al di sotto della media, e anche quelle dei primi mesi del 2024 non hanno risolto il problema. Dopo aver dichiarato un mese fa lo stato di calamità naturale per agricoltura e zootecnia, la Sicilia si trova ancora oggi in siccità. La Giunta regionale ha approvato lo stato di crisi e di emergenza nel settore idrico potabile da qui fino alla fine dell’anno, lungo 6 province: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani.
Data la gravità del fatto, La Regione siciliana ha nominato il segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro, Commissario delegato con l’incarico di individuare e attuare tutte le misure necessarie per superare la fase più critica. Mossa ovvia per far capo ad un problema che sta divenendo sempre più preoccupante. Santoro ha infatti il complito di portare avanti una serie di iniziative urgenti. In particolare: azioni finalizzate al risparmio idrico potabile, quali, la riduzione dei prelievi e l’elaborazione di programmi di riduzione dei consumi; azioni finalizzate all’aumento delle risorse disponibili, quali, il coordinamento col Commissario straordinario nazionale; la ricognizione e le azioni per l’utilizzo di pozzi e sorgenti, nonché l’utilizzo dei volumi morti negli invasi e l’interconnessione invasi, etc.
A causa della grave siccità degli ultimi cinque mesi, la Sicilia ha esteso a quasi tutte le province il razionamento dell’acqua potabile emanato ad inizio anno.
La Regione Siciliana ha attivato un piano di razionamento dell’acqua per 160 comuni su 391 dell’isola distribuiti nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani. Massimo Burruano, il direttore operativo di Siciliacque, che gestisce il servizio idrico della regione, ha dichiara al sito Euronews che il piano potrebbe arrivare in alcuni casi a limitare del 45% l’erogazione dell’acqua nei comuni. Una circostanza questa che, oltre a limitare l’utilizzo dell’acqua da parte dei cittadini, creerà un malcontento generale. Eppure l’azione è fine a garantire agli stessi un servizio che possa migliorare nel tempo.
La Sicilia però, essendo storicamente abituate a fasi di siccità, ha sviluppato negli anni una forma di adattamento attraverso lo sfruttamento di laghi e la costruzione di bacini artificiali per accumulare l’acqua. Tutto ciò dovrebbe in questo particolare momento portare speranza eppure, quest’anno lo stato di siccità è così grave da mandare in crisi anche un sistema che da sempre ha funzionato alla perfezione. Da quanto si evince sembrerebbe che, l’acqua custodita negli invasi è arrivata a un livello davvero basso. La gravità del fatto era già evidente a gennaio, a distanza di 2 mesetti la situazione è peggiorata anche nel catanese e nel siragusano: l’acqua scarseggia nel lago di Lentini, in provincia di Siracusa e all’Ogliastro tra Enna e Catania.
Quello della siccità non è l’unico problema annesso al settore idrico. Ad aggravare la situazione c’è anche un problema comune a molte altre regioni italiane, legato alle perdite del sistema idrico e alle reti di distribuzione obsolete. Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni) ha detto a Euronews che in Sicilia i consorzi di gestione delle acque sono commissariati da oltre trent’anni. Una problematica che pesa e grava su una situazione di siccità per la quale si può soltanto sperare in un prossimo inverno piovoso.