Gli agricoltori, sopra i loro trattori, marciano verso Roma chiedendo la Revisione del Green Deal europeo, il contrasto alla concorrenza sleale e alla diffusione di cibi sintetici ed il riconoscimento del valore del made in Italy.
Sono giorni di tensione per coloro che muovono l’economia del paese. Il cibo viene dalla terra e gli agricoltori di tutta Italia chiedono che vengano loro riconosciuti i diritti e la dignità del lavoro fatta di sacrifici, investimenti, sudore e fatica.
Per comprendere le cause della marcia dei trattori basta argomentare sul fatto che in 15 anni, tra il 2005 e il 2020, 5,3 milioni di aziende agricole in Europa hanno dichiarato fallimento. Contemporaneamente in Italia le imprese del settore si sono dimezzate. La crisi generale è quindi la causa della protesta degli agricoltori, convocati da comitati improvvisati in quanto ognuno di loro si muove per ragioni che variano a seconda dei territori di appartenenza e dalle idee politiche. Ciononostante, il linea generale si muovo per lo stesso obbiettivo ovvero ridare dignità al lavoratore ed al prodotto italiano.
Gli agricoltori chiedono:
- un regime fiscale adeguato per il mondo agricolo, altrimenti si rischia di svalutare il ruolo dell’agricoltore e rendere impossibile svolgere questo lavoro con dignità;
- di mantenere calmierato il costo del gasolio;
- di eliminare l’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni;
- di introdurre tutte le misure necessarie al contenimento della fauna selvatica, che danneggia le coltivazioni;
- di contrastare la diffusione sul mercato di cibi sintetici.
“Siamo venuti a Roma perché vogliamo incontrare il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, senza intermediari né associazioni di categoria, per presentargli le nostre richieste. Al momento non abbiamo ancora avuto risposta, ma non ce ne andremo finché non ci riceverà. Siamo pronti alla protesta a oltranza. Siamo ostaggio della burocrazia a partire da quella europea, che con il Green Deal ha posto regole troppo stringenti e frutto di un ambientalismo estremista che danneggia produttori e consumatori. Bisognerebbe vietare l’importazione di prodotti provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole a cui noi siamo sottoposti e quindi fanno concorrenza sleale” Queste le parole di Andrea Papa, esponente del movimento Riscatto Agricolo.
Bisognerebbe semplicemente che la politica dia riscontri immediati, non prorogabili. Serve un piano globale per l’agricoltura italiana che faccia assumere al comparto quel ruolo primario necessario per l’obiettivo green. Accanto al taglio dell’IRPEF, ai crediti di imposta e alle agevolazioni per i giovani imprenditori e per garantire l’impegno delle donne in agricoltura si realizzi un piano di interventi strutturali utilizzando al meglio anche le risorse Pnrr, i fondi di coesione e complementari, parte dei SAD e le risorse di un bilancio dello Stato.