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110 Anni di Sostegno e Ribellione: Il Reggiseno tra Libertà, Lacci e Proteste

110 Anni di Sostegno e Ribellione: Il Reggiseno tra Libertà, Lacci e Proteste

Il reggiseno, un indumento che ha rivoluzionato il mondo femminile, celebra i suoi 110 anni.

Un anniversario passato in sordina, viste le recenti svolte. Leggete fino alla fine per scoprire il motivo.

Sin dall’antichità, le donne hanno cercato di sostenere e modellare il seno con fasce, lacci, stringhe e corsetti.  Ha subito numerose trasformazioni nel tempo, adattandosi alle mode, alla vestibilità e al comfort. Il reggiseno è stato amato, odiato, e persino messo al rogo. Ma facciamo un tour storico di questo capo che da sempre è oggetto di accesi dibattiti.

In foto un mosaico ritrovato a Piazza Armerina risalente al IV secolo d.C., dove sono raffigurate donne romane che fanno esercizio fisico indossando un amictorium, un antico indumento di lino tipo bikini usato per fasciare i seni. Dichiarata dall’Unesco nel 1997, la Villa del Casale è un edificio abitativo tardo antico dell’età costantiniana del IV secolo d.C. qui in Sicilia abbiamo dunque, le prime fonti storiche in merito all’indumento intimo.

Un altro indumento romano che copriva il seno fu il mamillare, fatto di cuoio, notevolmente distante dai tessuti morbidi in lycra o tecnici dei reggiseni sportivi che conosciamo oggi.

La questione su chi abbia inventato il reggiseno moderno è dibattuta.

Herminie Cadolle: Una commerciante francese che, negli anni ’80 del 1800, creò una versione del corsetto “in due pezzi”, con la parte superiore definita “supporto per il seno”.

Olivia Flynt: Una sarta che brevettò il “corsetto Flynt” negli Stati Uniti nel 1873.

Nel 1874 l’attivista statunitense Elizabeth Stuart Phelps Ward invitò le donne a bruciare i loro corsetti, che provocavano seri problemi fisici e di salute e rendevano impossibile praticare sport.

Caresse Crosby: Nel 1914 brevettò una “corslette”, un indumento che si adattava alla moda dell’epoca con scollature generose sia sul petto che sulla schiena. Crosby vendette poi il brevetto alla Warner Brothers Corset Company.

Negli anni ’30, il reggiseno sostituì il corsetto, diventando un indumento essenziale con coppe di misure standardizzate e spalline regolabili.

Nel 1964, negli Stati Uniti, Rudi Gernreich inventò il reggiseno morbido e trasparente, noto come “No Bra”. Gernreich era contrario alla sessualizzazione del corpo umano e mirava a eliminare lo stigma intorno al corpo nudo.

Durante le proteste contro il concorso di Miss America nel 1968, i reggiseni “modellanti” furono simbolicamente gettati nei bidoni della spazzatura dalle femministe, un gesto che le fece soprannominare “bruciatrici di reggiseni”.

Recentemente, sono nate proteste riguardo alla libertà di scelta sull’utilizzo del reggiseno.

Se un tempo a stringere e costringere i seni erano i lacci e i corsetti, oggi il giudizio della società induce spesso nelle donne un senso di vergogna qualora volessero non indossarlo.

110 anni e non sentirli. La ricorrenza sta passando in sordina per via di una nuova svolta negli usi e consumi di questo indumento intimo.

Nicoletta Nobile e Giulia Trivero, due ragazze di Torino, hanno dato vita al #FreeNipplesDay, celebrato il 27 luglio in difesa di Carola Rackete, che si presentò in udienza senza indossare il reggiseno.

I capezzoli percepiti o messi in evidenza, continuano ad essere oggetto di censura, così sulle immagini social possiamo apprezzare pettorali maschili in bella mostra, ma non avviene lo stesso per le donne, che vengono bannate dalla censura di Zuckerberg.

Il seno provoca. Anche e soprattutto dibattiti. Da sempre. Le femministe hanno una guerra aperta contro il reggiseno. L’indumento viene visto come strumento maschilista, per assecondare l’oggettivazione del corpo, suscitare desiderio.

In breve, sembrerebbe che per ogni periodo storico, il reggiseno tra l’essere oggetto di sostegno o simbolo di seduzione (con pizzi e merletti che formano un gioco di vedo e non vedo), sia stato messo sotto processo.

Eppure, attraverso il tempo il reggiseno continua a essere un simbolo di trasformazione e libertà per le donne di tutto il mondo. Un volume d’affari quello dei reggiseni moderni che si attesta a quasi 84 miliardi dei nostri euro di vendite annuali solo negli Stati Uniti.

Ma davvero è solo questione di sostegno? O c’è qualcosa di più profondo, che continua a far discutere e provocare cambiamenti?

Forse, tra lacci e proteste si nasconde una verità più grande: il desiderio universale di libertà e autodeterminazione. Le donne desiderano essere libere di scegliere se indossarlo o no, senza essere giudicate.

Chissà, magari tra cento anni, il reggiseno sarà solo un lontano ricordo di una battaglia vinta.