In pochi sono realmente esperti di politica estera, ma anche per i meno interessati sarà inevitabile seguire l’andamento dello scrutinio più atteso dell’anno: quello che eleggerà il nuovo/la nuova Presidente degli Stati Uniti. Queste elezioni rappresentano uno dei momenti più importanti della politica internazionale, attirando l’attenzione di tutto il mondo, questo perché gli USA continuano ad essere il perno di tutte le vicende politiche ed economiche a livello mondiale.
Per prepararsi alla visione di una delle numerose “maratone elettorali” (in tv ma anche online) è fondamentale capire come funziona il processo elettorale americano. Il sistema è infatti regolato dal meccanismo dei “grandi elettori” (Electoral College).
A differenza di molti altri paesi, gli Stati Uniti non eleggono direttamente il presidente attraverso il voto popolare. Sebbene i cittadini statunitensi votino alle urne, non eleggono direttamente il presidente ma piuttosto un gruppo di delegati chiamati “grandi elettori”. Questi rappresentanti fanno parte dell’Electoral College, un organo istituito dai padri fondatori con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra la volontà popolare e l’autonomia degli stati.
L’Electoral College è composto da un totale di 538 grandi elettori, e il numero di elettori di ciascuno stato varia in base alla popolazione. Ogni stato ha un numero di elettori pari ai suoi rappresentanti nel Congresso: due senatori più il numero di deputati alla Camera. Ad esempio, stati popolosi come la California ne hanno ben 55, mentre altri stati, come il Vermont, ne hanno soltanto 3.
Per vincere le elezioni, un candidato deve ottenere almeno 270 voti elettorali, ovvero la maggioranza dei 538. La quasi totalità degli stati adotta un sistema “winner-takes-all” (il vincitore prende tutto): chi ottiene la maggioranza dei voti popolari in uno stato, si aggiudica tutti i grandi elettori di quello stato. Fanno eccezione soltanto Maine e Nebraska, che utilizzano un sistema proporzionale, assegnando parte dei loro voti elettorali in base ai risultati dei singoli distretti congressuali.
I grandi elettori sono figure selezionate dai partiti politici di ciascuno stato, e generalmente sono persone fidate e leali alla formazione politica. Sebbene la legge e la consuetudine li vincolino a rispettare il voto popolare del proprio stato, in passato alcuni grandi elettori hanno votato in maniera diversa, diventando cosiddetti “faithless electors” (elettori infedeli). Tuttavia, negli ultimi anni, diversi stati hanno approvato leggi per prevenire questi comportamenti, stabilendo sanzioni o annullando i voti infedeli.
Il ruolo dei grandi elettori diventa cruciale il giorno della votazione del Collegio Elettorale, che quest’anno si terrà a dicembre. In tale occasione, ogni grande elettore si reca nella capitale del proprio stato per esprimere formalmente il voto per il presidente e il vicepresidente. Sebbene tale processo sia in gran parte una formalità, in passato si è visto come l’Electoral College possa generare risultati inaspettati, portando alla vittoria di un candidato che non ha ottenuto la maggioranza del voto popolare complessivo a livello nazionale.
Le elezioni del 2024 si preannunciano particolarmente combattute, mai come quest’anno i sondaggi sono in crisi perché i due candidati sembrano essere in perfetta parità. O forse non ci si scompone più di tanto considerando come – queste previsioni si siano dimostrate fallimentari l’ultima volta che Trump sfidò la potenziale prima Presidente donna (Hillary Clinton).
Chiunque vincerà queste elezioni sarà protagonista per i prossimi quattro anni, ne sentiremo parlare e avremo modo di capire se gli americani, oggi, avranno fatto la scelta migliore.
Di Gloria Vincenti